Immergersi nel Mediterraneo: Sorprese senza fine

Immergersi nel Mediterraneo: Sorprese senza fine

Cavallucciodi Francesco Pacienza

Ogni cosa non è necessariamente come sembra… chi ha conosciuto il mare in profondità non può più essere come gli altri…Sergio Bambaren

La bellezze ed il fascino delle immersioni nel mediterraneo è tutta racchiusa nella sua imprevedibilità a differenza di ciò che accade nei tropici dove in ogni posto è sicuramente possibile incontrare ciò per cui ci si è recati lì. Nel Mediterraneo si affaccia buona parte dell’Italia ed una di queste regioni è la Calabria; bagnata, come poche, da due mari i suoi fondali racchiudono segreti e colori che si svelano agli occhi di quei sub pronti a catturarne le più piccole sfumature.Sempre più spesso si sentono subacquei che disdegnano i fondali del Mediterraneo a vantaggio solo ed esclusivamente dei Mari tropicali.

L’immersione che voglio raccontarvi ha come luogo Gioiosa Ionica: località balneare della provincia di Reggio Calabria che si affaccia nella parte più meridionale del mar ionio. Qui sorge il Megale Hellas diving che ci accoglie con il sorriso di Roberta, giovane archeologa e subaquea eccellente, e Francesco, istruttore non solo subacqueo ma anche paracadutista.
Lo scopo dell’immersione è quella di vedere e riuscire a fotografare dei <b>cavallucci marini</b> stanziali che non è detto che si mostrino o si facciano trovare. Mentre montiamo le nostre attrezzature, Roberta e Francesco rispondono a tutte le nostre domande per cui ne consegue un breefing molto dettagliato su tutto ciò che potremmo incontrare.

L’immersione la si effettua entrando da riva è già nei primi due metri di acqua si intuisce che nulla sarà scontato. Iniziamo la discesa lungo questo declivio di sabbia incontrando sul suo fondo dei begli esemplari di Rombo di mare (Bothus podas podas) e delle multicolori Myxicola infundibulum, un sabellide che vive a bassa profondità su fondali sabbiosi.

Scendiamo lentamente ed arrivati allo scalone intorno ai 12 metri la nostra attenzione viene attratta da uno splendido esemplare di ascidia nota come “Pigna di mare” (Phallusia mammillata) e poco distante scorgiamo anche dei bei “Gigli di mare”.

Scendiamo fino ai 32 metri incontrando polpi, gronghi delle baleari, esemplari di pesce pettine che fanno capolino dalla sabbia. Durante la lenta risalita incontriamo due esemplari di Lepre di Mare (Aplysia fasciata), poco distante scorgiamo un bel esemplare di Alicya mirabilis nello stato di chiusura ma pronta a dispiegare tutta la sua elegante bellezza non appena i raggi del sole inizieranno a lasciare il posto alla notte.

Ad un tratto la mia attenzione viene attratta da un movimento alla mia destra, verso il blu; mi giro ed intravedo una forma elegante ed armoniosa che si muove, mi giro verso i miei compagni di immersione e richiamo la loro attenzione: è un bell’esemplare di Aquila di mare. Mi fiondo al suo inseguimento (da 16 a 28 metri in pochi secondi) con il cuore in gola per l’emozione di questa apparizione insperata ed inaspettata, la macchina fotografica pronta ad immortalare il suo lieve fluttuare nell’acqua, la sua lunga e sottile coda che sembra una linea ad indicare un percorso.
Riprendiamo la nostra risalita alla ricerca dei cavallucci marini. Ne scopriamo, è il termine più esatto da usare in questa descrizione, alcuni nascosti sotto una cima e ben mimetizzati e celati dalle alghe che la ricoprono.Pinneggio come un forsennato, mi lascia avvicinare a non più di 5 metri, provo a scattare una foto ma, prima l’autofocus della macchina che non riesce a trovare un punto di fuoco, lei decide di virare a destra verso il blu. Guardo il mio computer che mi segna una quota di 28 metri, la quantità di aria rimastami non mi consente di seguirla. Ci fermiamo e con lo sguardo la vediamo lentamente sparire nel blu profondo, negli occhi di tutti noi una grande luce di felicità ed emozione.

Devo riconoscere che fotografare questi simpatici esserini, legati all’immaginario di ognuno di noi come coloro che trainano il carro di Nettuno, è impresa tutt’altro che facile; vuoi per le dimensioni, vuoi per la capacità di confondersi con l’ambiente, vuoi per l’emozione che ho provato nel trovarmeli davanti. Riemergiamo e l’argomento principale del nostro debreefing ha come protagonista principale l’apparizione dell’Aquila di mare. Così decidiamo di prepararci per un secondo tuffo nella speranza, che nessuno di noi nasconde agli altri, di incontrala di nuovo e questa volta di riuscire ad avvicinarla. Niente, ci accontentiamo di un bell’esemplare di Seppia, un bel polpo fuori tana.

Incontriamo banchi di Aguglie (Belone belone), un piccolo Paguro (Dardanus arrossor) che se ne va a spasso per il fondale, alcune Tracine ma anche un bell’esemplare di Pesce lucertola (Synodus saurus) che fa di tutto per non farsi fotografare.

Due immersioni veramente belle, piene di sorprese a dimostrazione che nel fondo del mare nulla è scontato e che è sempre pronto a mostrarci le sue infinite risorse ed i suoi più celati tesori. Alla fine non è rimasto altro che, durante la lunga deco accumulata, trascrivere i primi appunti sulle emozioni vissute.


Le foto di questo articolo